La Cooperativa Sociale Il Ponte ha iniziato nel 2012 un progetto di ristrutturazione e riorganizzazione gestionale delle risorse, focalizzando l’azione sull’efficacia e sulla qualità del lavoro, riuscendo a diventare totalmente autosostenuta. Non necessita quindi oggi di aiuti pubblici o di beneficenza per la sua attività ordinaria.
La Cooperativa Sociale Il Ponte è riuscita a passare da un sistema semi assistenziale a una forma di innovazione sociale attraverso un preciso meccanismo di connessione tra imprese, Comuni ed Enti Sociali, creando stabilità nelle famiglie e offrendo alle imprese produzioni a costi competitivi rispetto ai mercati nazionali ed internazionali.
In pratica ha sviluppato un percorso su due binari paralleli:
• la dimensione sociale incentrata sulla persona
• la dimensione aziendale incentrata su organizzazione ed efficienza
Il lavoro è condizione fondamentale per la realizzazione dell’individuo e per una sua piena integrazione sociale.
La gestione aziendale
L’attuale Gestione ha una sua dinamicità che nasce dallo sviluppo dell’attività e dalle figure professionali che si stanno formando con l’obiettivo di avere un organigramma completo che risponde ai bisogni di un’azienda moderna ed efficace nella sua azione dirigenziale, in particolare per quanto riguarda la corresponsabilità nella gestione aziendale e la delega delle funzioni.
La direzione, composta dai responsabili dei reparti produttivi, amministrativo e logistica, si occupa quotidianamente:
• della pianificazione e dell’organizzazione delle attività produttive.
• della verifica del funzionamento dei reparti, del personale impiegato e dei responsabili.
• della assegnazione delle mansioni e della verifica delle stesse.
Inoltre verifica la progressione e condivide le osservazioni dei percorsi delle persone inserite, con progetti di P.A.S.S. e/o tirocinio, che vengono poi riportate settimanalmente agli Educatori di riferimento dei servizi sociali per stabilire le azioni da intraprendere.
LE CRITICITA’
È necessario definire chi siano le persone che rientrano nella categoria dei soggetti svantaggiati.
I lavoratori con disabilità riconosciute e certificate sono ormai soltanto una parte dei lavoratori socialmente svantaggiati.
Oggi infatti esiste una ampia fascia di fragilità non riconosciuta, fatta di persone con disagi sociali che non fruiscono di alcuna assistenza e che sono a rischio di esclusione dal mondo lavorativo, lavoratori over 40 e 50, disoccupati di lungo periodo.
Esiste inoltre una parte di fragilità sotterranea, di vulnerabilità, che non emerge.
La Legge 68/99, che prevede interventi a favore di lavoratori con disabilità fisico-psichiche, viene scarsamente applicata.
La percezione di base errata è che il lavoratore con disabilità sia un freno all’attività profit, irrimediabilmente meno produttivo degli altri.
Al contrario, l’esperienza dimostra che, se adeguatamente formati e ben inseriti, i lavoratori con disagio possono prepararsi ad affrontare contesti aziendali nei quali la produttività rappresenta occasione di crescita professionale ed economica per tutti.
Il lavoro di persone socialmente svantaggiate va considerato una risorsa che può produrre una consistente serie di vantaggi per tutta la comunità in termini di aumento della sicurezza e della coesione sociale, qualità della vita e, non da ultimo, risparmio di risorse pubbliche.
Quasi totalmente ignorata è anche la possibilità (art. 14 del d.lgs. 10/09/03 n°276) di stipulare convenzioni tra Cooperative Sociali e Aziende che consentano alle imprese, in alternativa all’assunzione diretta della persona con disabilità, di affidare commesse di lavoro alle Cooperative Sociali di tipo “B”. Queste ultime si impegnano ad accogliere e formare la persona con disabilità all’interno della propria struttura, in vista di un possibile inserimento, alla fine della formazione, nell’azienda committente.